EDUCAZIONE E LAVORO: UNA RILETTURA IN PROSPETTIVA PEDAGOGICA IN PELLEREY

1.Educare al lavoro: verso una lettura critica

Mozambico | Bracciante al lavoro | Rivista Africa

Introduzione  generale 

La società e la politica educativa e formativa, in generale, non ha ancora una percezione completa e corretta sul ruolo e sui valori dell’educazione al lavoro. Anche se, oggi, più che mai si parla dell’alternanza scuola lavoro, dell’orientamento scolastico e anche dell’orientamento professionale, sembra tener conto solo di scelte di possibili percorsi scolastici, fare riferimento quasi solamente a fornire informazioni su possibili sbocchi lavorativi e a identificare tendenze o predisposizioni individuali rispetto a essi e prestiamo poca attenzione alla prospettiva pedagogia.

Dunque, occorrono i curricoli scolastici che sono capaci di acconsentire gli alunni a vivere una vita adulta positiva, cioè, aiutare i ragazzi a affrontare le sfide con le competenze adeguate e in maniera positivi (di cui più di cinquant’anni fa un pedagogista tedesco parlava).

Si possono classificare 3 sfide principali nel campo lavorativo:

Apprendere ad Apprendere, una competenza per la vita - INVALSIopen

  • Le competenze richieste per entrare e rimanere nel MdL in rapido cambiamento,
  • Alcune di queste competenze si collegano strettamente allo sviluppo stesso dell’identità personale, sociale e professionale degli individui, dunque, si condizionano dai processi educativi a lungo termine,
  • La preparazione deve intrecciarsi con la capacità di leggere e interpretare la realtà che si vive dentro di sé (la sensibilità ai segni dei tempi).

2. Atteggiamenti come fondamento per lo sviluppo integrale della persona

Gli atteggiamenti come fondamento per lo sviluppo integrale della persona

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Pellerey rende esplicita la differenza tra "atteggiamenti" e "attitudini", sottolineando che se un atteggiamento non è connaturato o innato ma deriva sia dall'esperienza sviluppata nel tempo, sia dall'influenza sociale e culturale nella quale si è coinvolto, sia dalla risonanza affettiva od emozionale da questa attivata.

Il termine “atteggiamento”, quindi, indica una disposizione (inclinazione, tendenza ad agire in un certo modo) interna (non limitata a manifestazioni esterne come mimica facciale o posizioni corporee) stabile (non limitata a una situazione) nei riguardi di situazioni, persone e cose.

Per ora si può dire che il ruolo centrale di un atteggiamento è quello di costruzione della propria identità personale, sociale e professionale nonché quello delle competenze lavorative, cioè, esso promuove uno sviluppo integrale della persona.

Inoltre, lo sviluppo di atteggiamenti favorevoli o sfavorevoli verso esperienze educative scolastiche o formative, oppure verso quelle che uno ha vissute nel MdL possono condizionare drasticamente la crescita di ogni individuo.

Parlando di dell’oggetto specifico di atteggiamenti positivi verso l’attività lavorativa, Seymour Papert sottolinea il ruolo indispensabile del feedback. Egli sostiene che il feedback intrinseco (interno) che è presente come risposta alle nostre azioni, alle nostre prestazioni, ai nostri interventi, etc., e interpretato in vista degli obiettivi determinati va distinto da quello intrinseco come i commenti dei colleghi, i giudizi dei docenti, etc.

A un feedback interno serve la capacità di generare la riflessione critica sui risultati o di auto-valutazione, dunque, esso è fonte primaria di orientamento all’azione e anche occasione di apprendimento. Per di più, il feedback interno viene considerato anche come un modo di auto-regolazione, cioè, la persona che lo fa cerca di comprendere le ragioni del successo e dell’insuccesso, sempre in riferimenti agli obiettivi intesi

3.Agentività (agency) personale

  • Angentività:  Indica la capacità di agire attivamente  nel contesto reale per trasformarlo secondo un disegno migliorativo 
  • Funzioni. : l’agentività personale ha 2 funzioni fondamentali
  • Pianificazione: saper pianificare  azioni per raggiungere  gli obiettivi  desiderati, saper anticipare  eventi futuri.  
  • L'organizzazione: saper organizzare un’attività e un’ambiente, saper gestire molteplicità di attività, controllare l’andamento del processo lavorativo e anche correggere i propri errori.
  • Maria Montessori: il gioco come il lavoro dei bambinià ha una funzione fondamentale per lo sviluppo cognitivo, sociale, motorio, emotivo dell’infanzia.

    Anton Makarenko: la continuità tra lavoro e gioco. Nel contesto del gioco: uno può sperimentare la propria capacità, sviluppando senso di efficacia; sviluppare spirito di iniziativa e proattività, etc.

    Froebel: tramite il gioco il bambino crea la relazione con sé stesso, con le cose e con gli altri.

    Nella psicologia contemporanea: si parla dello sviluppo di alcune competenze elementari nel gestire del sé stessi: gestione dell’impulsività, dell’attenzione, dell’emotività, la flessibilità, la pianificazione, la organizzazione, le relazioni interpersonali, etc.

    Inoltre, il gioco aiuta a sviluppare la perseveranza, a imparare la pazienza, a tener sotto controllo l’aggressività. Esso, per di più, insegna la padronanza di sé.

    L’esperienza di flow da Mihaly Csikszenmihalyi: programmi didattici basati su attività di tipo lucido.

    Seymour Papert nel 1997 ha parlato del contesto digitale e di sviluppo iniziale del pensiero
    computazionale, considerando il videogioco come una parte della cultura in cui i bambini vivono. Tramite il videogioco i bambini imparato ruoli di un produttore, di un programmatore.

    Papert, invece, indica una via maestra dell’apprendimento non solo in ambito digitale, ma nell’impostare i processi educativi scolastici: rendere attivi e costruttivi gli studenti nei loro processi di apprendimento. Oggi, questa impostazione didattica viene chiamata l’alternanza formativa.

  • Il valore intrinseco per l’agentività dell’attività laboratoriale e in generale dell’alternanza formativa.

    Giuseppe Bertagna sostiene il valore di un “insegnamento laboratoriale” a livello primario, secondario e superiore, considerando il laboratorio come “ingrediente formativo”, cioè, un luogo sociale e cooperativo nel quale si progetta operativamente, ma in ambiente protetto e simulato. Le teorie, invece, si apprendono in aula. Già nella scuola primaria si può inserire l’attività laboratoriale, intesa come modalità per accostarsi in modo attivo e operativo a situazioni o fenomeni oggetto di studio. Ad esempio, si possono utilizzare siti web interattivi, esercizi, giochi, programmi di utilità. Per gli Istituti Tecnici, invece, i laboratori dovrebbero assumere al più possibile le caratteristiche richieste secondo lo scopo d’uso e la finalità del corso.

    In generale, l’alternanza formativa significa che si svolgono contemporaneamente sia l’attività di acquisire le conoscenze di natura sistematica (le discipline), sia l’attività di natura pratico-applicativa. Ad esempio, come esplorazione del territorio, individuazione di problemi in esso presenti, tentativi di trovarne soluzioni e di progettare, realizzare, valutare azioni concrete a ciò ispirate. Il concetto di alternanza formativa include le iniziative di alternanza scuola lavoro, iniziative che però acquistano significato nel contesto curricolare scolastico se si inseriscono in un processo di formazione a lungo tempo. Una metodologia formativa che dovrebbe caratterizzare tutti i percorsi scolastici sia primari, sia secondari, anche perché oggi l’orientamento professionale costituisce una dimensione permanente del processo e non solo legato ad alcune transizioni specifiche.

     

4. Il transfer delle conoscenze e competenze professionali

RMG – Nella Giornata Mondiale degli Insegnanti, un giorno eminentemente  salesiano: “insegnare in libertà”

 

Tenendo conto di studi recenti, nel campo della Formazione Professionale le conoscenze e le competenze richieste sono quelle che risultano rilevanti in una comunità di pratica, della quale l’individuo aspira a diventare membro.

Si viene così a evidenziare da una parte il soggetto apprendente e le sue risorse interne disponibili, dall’altra, il contenuto d’apprendimento, definibile a partire da un ambito di esercizio dell’attività lavorativa e professionale.

Il transfer può essere riletto, quindi, come:  il processo attivo secondo il quale il soggetto si impegna per comprendere o interpretare una nuova situazione di attività professionale e per diventare in essa competente

5. Comunità di pratica

Coltivare comunità di pratica – Etienne Wenger – i non-compiti

  • Apprendere in un contesto di pratica.

    Albert Bandura, nel contesto della sua psicologia socio-cognitiva, aveva evidenziato una delle sue dinamiche fondamentali, trattando del cosiddetto apprendimento osservativo, legato al concetto di esperienza vicaria. Osservando gli altri mentre agiscono e reagiscono in determinati contesti e prendendo in considerazione anche le conseguenze di tali comportamenti.

  • Ruolo della comunità di pratica
  • Formas - Le Comunità di Pratica: strumento efficace per la formazione  continua degli operatori della sanità toscana
  • Il  ruolo del contesto esperienziale e di quella che è stata chiamata una comunità di pratica”, nel nostro caso  parliamo di  pratica professionale o lavorativa. In tale contesto la pratica professionale assume i tratti di un fare in un contesto storico e sociale che dà struttura e significato all’attività.

  • Le attività che si svolgono in un contesto, sia formativo, sia lavorativo, coinvolgono sempre la persona nella sua totalità, in quanto soggetto che agisce e conosce nello stesso tempo. secondo J. Bruner, si attuano nel contesto della cultura propria dell’organizzazione considerata, in quanto:  l’apprendimento e il pensiero sono sempre situati in un contesto culturale e dipendono sempre dall’utilizzo di risorse culturali.

    La comunità formativa e quella lavorativa ai vari livelli sono segnate nel bene e nel male da una sua particolare cultura e da sue specifiche pratiche, che trovano senso e giustificazione nell’atmosfera culturale che le ispira e le sostiene.

  • Formatore come tutor/mediatore

Catania, bando di selezioneFormatori Tutor – IRES – Istituto di Studi e  Ricerche Economiche e Sociali

  • Nei diversi documenti che trattano delle varie forme di apprendistato si parla spesso di tutor è colui che  dovrebbero accompagnare gli apprendisti a inserirsi validamente nei nuovi contesti. In questo quadro si rende sempre più complessa la figura del formatore presente in azienda, che diventa mediatore attento tra i bisogni formativi dell’utenza, le esigenze di nuove competenze operative, gli apporti della ricerca e innovazione
  • Tra stabilità e cambiamento

Il valore della stabilità e i leader a caccia di voti - CivicoLab

  • Secondo Mark Savickas considera lo sviluppo dell’identità professionale come una costruzione progressiva nella quale gioca un ruolo fondamentale l’adattamento all’ambiente sociale in vista di una integrazione persona-ambiente.

  • L’adattamento professionale viene spesso collegato alla cosiddetta flessibilità cognitiva

6. Conclusione

Apprendere nel contesto lavorativo può essere riletto da due punti di vista:

  • Il primo riguarda l’adattamento o la trasformazione delle proprie conoscenze e competenze già acquisite in un contesto formativo nel contesto di una pratica lavorativa reale, in una nuova comunità professionale. si tratta di un transfer che implica flessibilità sia da parte del nuovo arrivato, sia dello stesso sistema operativo e un adeguato accompagnamento in questa transizione.
  • Il secondo punto di vista riguarda l’azienda imprenditoriale stessa, che di fronte alle innovazioni, ai cambiamenti alle nuove esigenze deve saper incorporare nel proprio modo di operare nuove conoscenze, nuove tecniche e nuove competenze